È nella mia testa da quando posso ricordare. A volte è svelto e appassionato, altre volte rallenta il suo ritmo, non perché io sia più rilassato o raccolto, ma perché l’argomento in quell’occasione richiede un passo più lento. Poi riprende, incessante.
Anni addietro, quando presi coscienza dell’esistenza di questo mio perenne parlare con me stesso, tentai di zittirmi. Qualcuno mi disse che solo attraverso il silenzio interiore avrei potuto realizzarmi, se non addirittura raggiungere l’illuminazione. Qualcun altro disse che non io, ma un invisibile alieno parlava nella mia testa, al contempo succhiando la mia energia golosamente.
Mi suggerirono di ripetere all’infinito un mantra o un particolare movimento del corpo. Obbedendo alle istruzioni impartite, respiravo in un certo modo o facevo mille volte lo stesso gesto insensato. Mi stordivo come fossi stato sotto l’effetto di una droga e in questo modo, ridotto a un vegetale, rimanevo vuoto di pensieri. Tuttavia, una manciata di secondi dopo, il chiacchiericcio, inalterato e intoccabile, tornava prepotentemente a echeggiare nei meandri della mia mente.
Non desistere, mi dissero. È possibile arrestarlo, ma devi fare di questa crociata lo scopo della tua vita. Per molti anni ho lottato. Sino a quando, un giorno, stanco delle parole dei maestri e degli illuminati, stanco di sentirmi frustrato nel constatare i miei fallimenti di contro alle loro grandi conquiste, e soprattutto stanco di fustigarmi e di essere in perenne conflitto con me stesso, ho accettato la resa.
Non sono diventato migliore o peggiore, ma non posso non riconoscere di aver trovato in quella resa una sorta di pace. Ora, lascio che il mio chiacchiericcio si esprima liberamente. Lo ascolto, quasi con affetto – in fondo mi ha accompagnato per tutta la mia vita. Dicono che la voce nella mia testa è quella del complesso o di qualcos’altro o di qualcun altro. Comunque sia, so che il mio chiacchiericcio mi definisce a prescindere da ogni volontà. Anche quello che sto scrivendo in questo momento è una sua espressione. Oramai mi rappresenta nel bene, nel male e in tutto ciò che vi è nel mezzo. Questo è l’unico possibile me, non ve ne è un altro in questo universo, e di certo non sarò io a odiarmi.